Foto Pilone | |
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Descrizione |
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Ricorrenza: Madonna Assunta: 15 agosto; San Grato: 7 settembre; Sacro Cuore: venerdì successivo all’ottava del Corpus Domini.
Ubicazione: strada Cassano (Regione Tetto Gallo) – frazione Madonna della Scala. Il pilone sorge su quella che era una strada di origine romana, fatto che farebbe pensare che, forse, prima del pilone, sorgeva già una qualche costruzione che indicava l’incrocio. Epoca di costruzione: presumibilmente tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento. Motivo della dedica: si tramanda che la zona fosse colpita da parecchi anni consecutivi da grandinate e temporali rovinosi per i raccolti. Alcune famiglie della borgata invocarono San Grato, promettendo in voto di erigere in suo onore un pilone se li avesse protetti da quei pericoli. Le loro preghiere furono esaudite e, fedeli alla promessa, i contadini fecero innalzare il pilone. Anche negli anni successivi non si verificarono più nella zona grandinate tanto violente e dannose. Forme di devozione: in passato si festeggiava, il 15 agosto, la Madonna Assunta; ora si festeggia, il 7 settembre, S.Grato con cerimonie religiose e manifestazioni di vario genere, a cui partecipa la comunità della frazione di Madonna della Scala. Stato attuale di conservazione: ottimo. Il precedente stato di degrado (crepe, dipinti scomparsi) ha reso necessario un reasturo, conclusosi con la solenne benedizione la sera del 30 maggio 2004, promosso dalle famiglie Garabello Eugenio, Merlino Giovanni e Sebastiano, con il contributo del sindaco Emma Mariotto, del geom. Coppola, del sig. Benna e dell’arch. Cantù; l’opera è stata realizzata dal sig. Antonello Angelo. Proprietà attuale: famiglia Garabello Eugenio. |
Cenni agiografici |
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S. Grato (il cui nome significa “riconoscente”), forse di origine greca poiché i suoi Atti vennero scritti nel XIII secolo da un ecclesiastico privo di fondate informazioni, fu il secondo vescovo di Aosta, tra il 450 e il 470, città della quale è anche il Santo Patrono. Si sa con certezza che, ad un concilio convocato a Milano, nel 451, dal Vescovo Eusebio, uno dei partecipanti e firmatari fu proprio San Grato, rappresentante della Chiesa d’Aosta. Fu venerato tra le popolazioni agricole dei due versanti delle Alpi come protettore contro la grandine. Il culto di S. Grato ebbe un forte impulso nel secolo XIII con la traslazione delle sue reliquie dalla Collegiata di S. Orso alla cattedrale di Aosta, dove sono conservate in una cassa del XIII secolo. Alla stessa epoca sembra appartenere l’iscrizione sepolcrale del Santo, che ha una storia curiosa: l’antica epigrafe, infatti, si trova in un’altra chiesa. Nel Medioevo, non solo le reliquie di San Grato erano considerate ricche di proprietà miracolose, ma perfino alla sua lapide funeraria si attribuivano virtù straordinarie, e si diceva, per esempio, che il suo contatto risanasse la repellente e contagiosa malattia della lebbra. Perciò l’epigrafe venne portata, dalla cattedrale, al lebbrosario, a portata di mano, o almeno di preghiere, degli infelici infermi, che vivevano rigorosamente isolati dal resto del mondo. Quando il lebbrosario restò vuoto i resti del Santo avevano ricevuto, nel frattempo, una nuova e più degna sistemazione dentro la cattedrale. E allora l’epigrafe venne riposta in un’altra chiesa, come una reliquia a sé, circondata da viva venerazione. E’ invocato per liberare le campagne dai bruchi, vermi, locuste, e altri insetti nocivi. Il suo emblema è il bastone pastorale. Assunzione è un termine con il quale la teologia cattolica indica l’assunzione corporea di Maria in Cielo. Della Madre di Gesù si hanno poche notizie, l’ultima delle quali riguarda la sua presenza nel Cenacolo, in attesa della discesa dello Spirito Santo. In seguito se ne parla solo più in opere apocrife, come gli scritti di Giacomo o di Giovanni sacerdote. E’ nei suoi racconti che si parla della Dormizione della Vergine (IV -V secolo), in cui si descrive un passaggio dal sonno alla gloria, senza alcun accenno ala morte, perché Maria è nata senza peccato. Essa rispecchia la storia in cui si racconta che, poiché Maria era in punto di morte, gli apostoli si adunarono attorno al suo letto, tornando dai luoghi in cui avevano predicato, e accompagnarono la sua bara verso la tomba. Si narra poi che la stessa tomba venne ritrovata vuota da parte di quegli apostoli che erano stati presenti al suo letto di morte. In Oriente la morte di Maria fu commemorata probabilmente nel IV secolo ad Antiochia e sicuramente nel V in Palestina. La data era il 18 gennaio o il 15 agosto. Dopo la sua proclamazione in Oriente verso il 600 da parte dell’imperatore Maurizio (582-603), la Koimesis o la Dormizione di Maria fu celebrata il 15 agosto. Fu gradualmente accettata in Occidente e per la prima volta comparve in Gallia all’inizio del VII secolo. La festa come tale con molta probabilità fu introdotta a Roma tra gli anni 642-649 per merito di Papa Teodoro. Papa Sergio I (687-701) istituì a Roma un processione, accompagnata dalla luce delle torce, durante la quale, dalla Basilica Lateranense veniva presa un’immagine di Cristo e condotta prima verso il Foro Romano e poi nella basilica di Santa Maria Maggiore dove era accolta da un’effigie di Maria “Salus Populi Romani”. Tale processione sopravvisse per mille anni fino a che, verso la fine del XVI secolo, Papa Pio V la soppresse. Papa Pio XII il 1° novembre 1950 ha dichiarato nella Bolla “Munificentissimus Deus” che è “dogma divinamente rivelato che Maria, Madre di Dio, immacolata e sempre Vergine, dopo il termine del corso terreno della sua vita, E’ stata assunta in corpo e anima nella gloria celeste”. Proprio per la sua Immacolata Concezione e aver portato in grembo Gesù Cristo ha meritato il privilegio dell’Assunzione. Maria Assunta in cielo è divenuta mediatrice per i bisogni dell’umanità . E’ protettrice dei tintori. Con il termine Sacro Cuore si intende la devozione verso Gesù Cristo in cui il cuore è inteso come l’espressione soave del suo amore verso tutto il genere umano. Questa devozione comparve per la prima volta nel XIII secolo, in particolare negli scritti che raccontano le rivelazioni fatte a S. Gertrude (1256-1302), monaca benedettina del monastero di Helfta, in Sassonia. Il reale impulso alla diffusione della devozione venne ad opera della suora della Visitazione di Paray-le-Monial, S. Margherita Maria Alacoque (1648-1690). La santa ebbe la grazia di incontrare più volte Cristo, il quale le si manifestava in tutto il suo splendore che irradiava dal cuore. Nell’ultima rivelazione Gesù le espresse il desiderio che fosse istituita una festa in onore del Sacro Cuore, in riparazione per tutti gli oltraggi patiti; essa doveva essere celebrata il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini. Un ruolo importante nella diffusione di questa devozione fu svolta anche dagli scritti di Claudio de la Colombière e dall’opera di San Giovanni Eudes. |
Caratteristiche architettoniche ed iconografiche |
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Alquanto essenziale sia nella forma sia nella decorazione, è a pianta quadrata con tettuccio a quattro falde in coppi piemontesi, terminante con una croce in ferro. Le quattro facciate sono sottolineate da sfondati rettangolari e da una mensola leggermente aggettante. Il pilone è collocato su un basso muretto di delimitazione. Tre dei quattro lati erano affrescati e rappresentavano rispettivamente il S. Cuore (lato est), Maria Assunta in Cielo (lato sud)e S. Grato (lato ovest). Interessante era quest’ultimo affresco che nella sua ingenuità aveva una certa potenza espressiva: S. Grato appariva sospeso in cielo accanto ad un nuvolone minaccioso, mentre con la mano protesa fermava ala grandine dirigendola verso un enorme pozzo. L’ultimo restauro (maggio 2004) lo ha ripristinato nelle parti mancanti o decadenti, ed è stato tinteggiato con un colore giallo chiaro. Al posto dei precedenti affreschi, si trovano attualmente due quadri: uno, sul lato est, raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, con veste bianca e mantello rosso, nell’atto di benedire; l’altro, sul lato sud, rappresenta la Vergine Immacolata, con veste bianca e manto azzurro, dalle cui mani si dipartono dei raggi luminosi e i cui piedi poggiano su uno spicchio di luna. |
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