sabato 21 aprile, Torino incontra la Comunità di Taizè

SERVIRE NELLA GIOIA :

la gioia del Vangelo ci unisce al di là delle ferite delle nostre divisioni.

VIENI, SEI IL BENVENUTO!

PERCHÈ UN INCONTRO DI TAIZÉ A TORINO?

Per interrogarci su cosa significhi servire nella nostra quotidianità

Per riflettere insieme con i fratelli di Taizé e con altri giovani sul significato della gioia

Per unire le chiese torinesi nella preghiera, con canti e silenzio

Per incontrare le persone che vivono il Vangelo in mezzo alle sfide di oggi

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Taizè aprile2018

TAIZÉ, UN’ESPERIENZA DI ACCOGLIENZA

La comunità di Taizé nasce da un’esperienza di accoglienza.
Nel dopoguerra Roger Schutz e la sorella Geneviève ospitano profughi, alcuni ebrei e ex prigionieri di guerra, per lo più tedeschi, nella loro casetta in Borgogna; li accompagnano per un tratto di vita, finché non sono in grado di riprendere la loro strada.
Sobrietà, per non dire povertà, e rispetto ne sono gli ingredienti essenziali. A questi, nel cuore e nella vita di fr. Roger, si aggiungono il silenzio e la preghiera, una forte tensione spirituale, il desiderio di riconciliazione, il sogno dell’unità dei cristiani.

Piano piano, alcuni, sia cattolici sia riformati, lo raggiungono e così, sulla collina di Taizé, nasce una cosa inaspettata: una comunità monastica ecumenica a carattere internazionale che diverrà presto un punto di riferimento prezioso per migliaia di giovani che, da tutto il mondo, andranno a Taizé «come a una sorgente».

Oggi la comunità conta un centinaio di fratelli, cattolici e di diverse origini evangeliche, provenienti da quasi trenta nazioni. Attraverso la sua semplice esistenza, ama definirsi “parabola di comunione”: segno concreto di riconciliazione tra cristiani divisi e tra popoli separati. Fr. Roger è morto il 16 agosto del 2005, a 90 anni. Fr. Alois Löser, scelto da tempo da fr. Roger come suo successore, è ora il priore della comunità.

COMUNITÀ DI TAIZÉ

La comunità di Taizé nasce da un’esperienza di accoglienza.
Nel dopoguerra Roger Schutz e la sorella Geneviève ospitano profughi, alcuni ebrei e ex prigionieri di guerra, per lo più tedeschi, nella loro casetta in Borgogna; li accompagnano per un tratto di vita, finché non sono in grado di riprendere la loro strada.
Sobrietà, per non dire povertà, e rispetto ne sono gli ingredienti