«Lasciate che i bambini vengano a me» (Mc 10,13-14): così Gesù riprendeva i suoi discepoli che tentavano di allontanare i piccoli per creare un po’ di quiete attorno al Maestro. Il Signore, infatti, chiama tutti a partecipare alla sua vita divina e, dunque, pure i piccoli, secondo un progetto misterioso di amore, prima ancora che essi siano in grado di cercarlo. Nei bambini esiste la capacità di comunicare con Dio e di desiderarlo.
Come sempre, Dio si adegua sapientemente all’orizzonte umano: viene incontro alle creature, alle loro capacità. È questa l’ottica dell’Incarnazione, del Dio che si fa uomo fino in fondo. Gli uomini ne scorgono la presenza nella storia tramite segni umani. Così è per i bambini. L’incontro dei bambini con la tenerezza che Dio ha per le sue creature avviene mediante i gesti di bontà degli adulti. Tra questi gesti di bontà c’è il parlar loro di Dio stesso, farglielo incontrare, testimoniarglielo.
Il modo di conoscere del bambino è concreto, muove dalle persone, dai gesti, dalle cose che si vedono. Proprio per questo il primo annuncio di Dio ai bambini può avvenire solo in un “luogo” familiare e caldo: la catechesi dei piccoli è prima di tutto un ambiente, un ambiente “che parla”, che “dice” oltre il visibile e l’udibile. Il bambino deve essere accompagnato a leggere e capire il significato dei segni cristiani dell’ambiente che lo circonda, per scoprire in essi il “farsi conoscere” di Dio.
La comunità parrocchiale si pone accanto alle famiglie in questo compito. Ad esse compete il ruolo di primi educatori nella fede. La proposta del primo anno del percorso di completamento dell’iniziazione cristiana è di un itinerario verso una prima familiarità con la persona di Gesù, scoprendo la sua presenza nei segni della Parola, della festa, della Chiesa e della parrocchia.
Gli incontri del primo anno non avvengono in giornate infrasettimanali, ma soltanto la mattina di alcune domeniche durante l’anno, come da calendario.