La preghiera affascina ancora i giovani: è la strada per costruire un mondo nuovo e lasciare la propria impronta.
Lo hanno testimoniato gli oltre mille ragazzi raccolti in preghiera la sera del 21 aprile nel Duomo di Torino a conclusione della Giornata «Torino incontra Taizè» sul tema «Servire nella gioia»: tre «frères», tre monaci provenienti dalla Comunità ecumenica francese, hanno incontrato la gioventù torinese, e quella proveniente da tutto il Piemonte e da numerose diocesi italiane, animando con la testimonianza e la preghiera diversi incontri in alcuni luoghi della città in preparazione al Sinodo dei Vescovi sui giovani e al pellegrinaggio che la Pastorale giovanile diocesana guiderà l’11 e il 12 agosto prossimi a Roma.
Accanto ai tre frères, John, Xavier e Rodrigo, a guidare la Veglia l’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, padre Giorgio Vasilescu della Chiesa ortodossa romena ed Eugenia Ferreri, presidente della Commissione evangelica per l’ecumenismo.
La cattedrale, gremita in ogni posto, si è colorata con i “segni” di Taizè: sul presbiterio una scenografia con teli rossi puntati verso l’alto rappresentava lo Spirito Santo che soffia sulla Chiesa, poi i lumini, i canti e, soprattutto, la comunità cristiana riunita in preghiera al di là delle differenze: c’erano fedeli cattolici, ortodossi e delle chiese evangeliche.
Insieme ai ragazzi numerosi i sacerdoti e gli «ex giovani» che dagli anni Settanta hanno vissuto l’esperienza di Taizè: oggi continuano a testimoniare il suo messaggio nelle proprie comunità.
La Giornata è stata tappa del pellegrinaggio di fiducia proposto ogni anno dalla Comunità francese ed ha rafforzato lo stretto legame che da decenni unisce Taizè a Torino: da 32 anni il primo venerdì del mese nella chiesa di San Domenico in centro città si anima la preghiera ecumenica di Taizè; nel maggio 2008 Torino ospitò l’incontro «Testimoniare la speranza» con l’allora Arcivescovo cardinale Severino Poletto. Numerosi i gruppi di giovani della diocesi torinese che ogni anno vivono esperienze comunitarie nella cittadina francese.
Sono tante le domande e le storie che i giovani hanno portato con sé in Duomo il sabato sera mentre i propri coetanei nel centro cittadino si radunavano per la movida: la perdita di un genitore o di una persona cara, situazioni di sofferenza in famiglia, dubbi sulla propria vita, sul proprio futuro e i propri progetti in un contesto sociale che rischia di lasciare ai margini le nuove generazioni.
«Credere nella buona notizia della risurrezione», ha detto fr. John che ha portato il saluto del priore fr. Alois, «vuol dire prima di tutto essere convinti che il Risorto è presente oggi nella nostra vita, vuol dire credere che un mondo nuovo è possibile ed è già cominciato attraverso la nostra comunione ed amicizia radicata nel fatto che siamo stati creati ad immagine di Dio per vivere insieme come una sola famiglia umana». «Viviamo in un mondo», ha proseguito, «che offre poche possibilità per lo sviluppo umano, dove vediamo tanti valori andare in fumo, tante energie sprecate, tanti giovani senza un futuro sensato, non impegnati in alcun progetto per la propria vita, eppure è proprio in questo mondo che viene Cristo Risorto, ci prende per mano per cambiare le cose: lo si può fare nella preghiera e nella condivisione, un nuovo modo di essere uomini e donne, nato con il dono di Gesù sulla croce illuminata dalla risurrezione: è questo che ci rende capaci di ‘servire nella gioia’».
L’Arcivescovo Nosiglia nel portare il saluto della Chiesa torinese ai tre fratelli della comunità francese ha sottolineato come «questo momento di intensa spiritualità ci permette di confermarci nella comune fede in Cristo Signore e dare anche alla nostra città e diocesi un segnale forte di unità e di volontà di camminare insieme. La nostra unità, anche se ancora imperfetta, si nutre di questi momenti di grazia, che ci spronano ad offrire al mondo la nostra comune testimonianza della stessa fede in Cristo».
«Il clima di straordinaria spiritualità e intensità», evidenzia don Luca Ramello, direttore della Pastorale giovanile della diocesi, «ci ricorda che senza respiro della preghiera la Chiesa non cammina e allora questa giornata dedicata a ‘Servire con gioia’ rimette con serenità, ma con convinzione, al centro la preghiera, segno straordinario di una Chiesa viva che genera ed è generata dallo Spirito».
La Veglia è poi proseguita di fronte all’ ”Icona del Cristo Sposo” che accompagnerà i giovani piemontesi verso la venerazione della Sindone il prossimo 10 agosto in vista del Sinodo di ottobre.
dal settimanale diocesano ” LA VOCE e IL TEMPO ”