La Chiesa Parrocchiale di Cambiano è dedicata ai Santi Vincenzo e Anastasio. Poche sono le notizie riguardanti questi due Santi martiri riportate nel Messale Romano.
S. VINCENZO, Levita e Martire, era un diacono spagnolo che fu martirizzato a Valenza, nella Spagna Tarragonese, sotto il dominio di Diocleziano, presumibilmente nel 304 d.C., dove fu arso vivo su una graticola di ferro infuocata. Il nobile trionfo della sua passione fu descritto molto bene in versi da Prudénzio e celebrato con somme lodi dal Beato Agostino e da San Leone Papa.
S. ANASTASIO era un monaco persiano che fu martirizzato in Cesarea di Palestina, sotto il regno di Còsroe, probabilmente nel 618 d.C. Venne decapitato e il suo capo fu trasportato a Roma, alle Acque Sàlvie, insieme con la sua venerabile immagine e, al suo cospetto, come attestano gli atti del II Concilio di Nicea, vengono scacciati i demoni e guarite molte malattie.
La Parrocchia di Cambiano era nel 1094 intitolata solo a S.Vincenzo; solamente più tardi, nel 1344-45, dopo la battaglia del Gamenario, venne intitolata anche a S.Anastasio. Gli abitanti di Cambiano hanno infatti partecipato alla battaglia del Gamenario (località fra il Rivo Santenassa ed il Tepice) in aiuto al Marchese Giovanni di Monferrato contro Reforza d’Agoult, ed avendo vinto la battaglia, il 23 aprile 1344, i Monferrini ed i Cambianesi, dedicano la Parrocchia a S.Anastasio, titolare dell’antico monastero di Asti. Questa seconda intitolazione verrà confermata nel 1584, dopo il Concilio di Trento. Tale scelta fu quasi certamente giustificata dal solo fatto che, nella Bolla di Pio V del 1570 con la quale venne reso pubblico il “Messale Romano”, voluto dal Concilio di Trento nel 1562, fu stabilito, per i due Santi, lo stesso giorno festivo: il 22 gennaio. Sebbene il Can. Mosso affermi di aver trovato già in un documento del 1543 la duplice intitolazione, tuttavia questa è attestata ufficialmente solo nel 1584, quando vi fu la visita pastorale, compiuta in tutta la Diocesi di Torino su indicazione del Concilio di Trento.
Il campanile della Chiesa Parrocchiale
Il campanile della chiesa venne disegnato dal Vittone contestualmente alla facciata, che ne era in origine[1] priva: si legge, infatti, nelle visite pastorali, che la chiesa usufruiva del suono delle campane provenienti da una torre, posta a qualche metro dalla chiesa, all’inizio dell’odierna via Compajre[2].
Il progetto non venne immediatamente realizzato ma si dovette aspettare il 1883, anno in cui i disegni del Vittone vennero ripresi e semplificati dal Signor Carlo Cominetti di Poirino, che si ispirò a motivi architettonici desunti da disegni del Quarini[3]. La nuova torre venne realizzata in circa sei mesi: le fondazioni vennero poste utilizzando i mattoni recuperati dalla demolizione dell’antica torre–porta del ricetto medievale[4], e i lavori occuparono il periodo dal 21 maggio al 24 novembre del 1883, dei quali centodieci giorni destinati alla costruzione vera e propria. Il risultato che si ottenne fu un campanile alto 52 metri, in mattoni a vista come la facciata, snello e slanciato verso l’alto, su tre ordini sovrapposti. La punta del campanile si innalza partendo da una base ottagonale ed è abbellita da soffici volute per poi terminare con un globo che sostiene una croce in ferro.
NOTE:
[1] G. VANETTI, 1995, p.40.
[2] Le visite pastorali del 1671, 1728, 1750 riportano che lo stato delle campane della torre attigua alla chiesa erano in buono stato e il Can. Felice Mosso afferma nei suoi manoscritti che tale torre fosse posta proprio all’inizio di via Compajre.
[3] E. OLIVERO, 1920, p. 70.
[4] G. VANETTI, 1995, p.40.
Curiosità |
---|
Fino al 1990 tutte le chiese del territorio italiano, per una ordinanza, dovevano essere intitolate solo più ad un Santo. Cambiano è l’ unico paese che in tutta Italia possiede la Parrocchia intitolata ancora ai due Santi Martiri, poiché il Card. Ballestrero, che portava il nome Anastasio e che ogni anno veniva a festeggiare il suo onomastico nella Parrocchia, aveva acconsentito a lasciare uniti i due Santi. |
Cenni storico – architettonici |
---|
La Chiesa Parrocchiale di Cambiano si presenta, oggi, come un edificio rinascimentale, con una pianta a tre navate e quattro campate, senza transetto, con la navata principale voltata a botte e prolungantesi in un presbiterio absidato e le navi laterali voltate a crociera, a loro volta concluse da una cappella non absidata sormontata da un cupolotto. Completano l’impianto otto cappelle laterali ed una facciata tardo-barocca. Questa configurazione denuncia diverse fasi costruttive, purtroppo non sempre chiarite dai documenti. |
La prima costruzione |
---|
La parte più antica risale al 1064, quando la chiesa era a pianta rettangolare con l’entrata ad ovest. Questa costruzione era compresa nel Ricetto. Ne danno testimonianza due Bolle Pontificie: la prima di Papa Innocenzo II, datata 8 novembre 1141 che indica come dipendente dalla Collegiata di S.Maria di Chieri, una certa “ecclesiam Sancti Vincentii de Campiano cum capellis”; la seconda di Papa Eugenio III, datata 19 giugno 1148 conferma i possessi di Cambiano all’Abbazia di Vezzolano. A questa data Cambiano era una “curtis”; al centro di questa esisteva una pieve intitolata a S.Vincenzo, probabilmente sorta nell’XI secolo. |
La ricostruzione del XIV secolo |
---|
Presumibilmente nel XIV secolo venne ricostruita in stile gotico a tre navate con cappelle laterali (una delle quali intitolata a S.Nicola), come testimonia un tratto della cornice che decorava la parete esterna della navata centrale e che ancora si conserva su un muro del sottotetto attuale. Appartengono a questo periodo il fonte battesimale datato 1474, ed un’epigrafe oggi murata nella prima cappella di destra sulla quale si legge: “Anno Domini MCCCCXIII, XIX Septembris, Benedictus filius quondam Melani Borgarelli dedit isti cappelle S.Nicolai ior(natas) III terre pro una missa perpetua celebranda semel in hebdomada”. Alla cappella di S.Nicola apparteneva l’altare omonimo, costruito dirimpetto all’Altare Maggiore, quando la chiesa aveva pianta rettangolare, in seguito venne distrutto poiché meritava scomunica chi avesse celebrato una messa volgendo le spalle al Santissimo. |
La terza fase di costruzione |
---|
Il S.Vincenzo di Cambiano subì, quindi, una terza fase di edificazione agli inizi del XVI secolo, e ciò è confermato dal testamento di Rolando Fornaro, del 1517, nel quale, tra i lasciti è compresa una donazione di “sei grossi di Savoia” destinati “ecclesie S.Vincentii in auxilium fabrice eiusdem”. La chiesa Parrocchiale assume da ora la sua pianta a croce greca. Al 1559 risulta la creazione del Coro, posto dietro l’altare, diviso nella parte per gli ecclesiastici e dei matronei, dove è presente il quadro del 1861, raffigurante i due Santi Patroni. |
Il nuovo ampliamento |
---|
Nel frattempo proseguirono le opere interne di abbellimento: nel 1572 fu posta, a lato di uno dei pilastri a fronte dell’ingresso, un’acquasantiera, dedicata al Parroco Montaldo, Priore di Cambiano al tempo del prodigioso fatto avvenuto in via Martini, in cui ancora oggi, è conservata la lapide, mentre in antichità vi era il dipinto del fatto stesso, le cui linee ricordano il fonte battesimale quattrocentesco (una seconda acquasantiera è datata invece 1716, ed è dedicata a don Francesco Domenico De Abbate). Nella relazione dei Visitatori, in questa occasione, e successivamente nel 1646, la chiesa così come viene descritta, possiede un’aula a tre navate chiusa da un coro “quadrato” (il catino absidale verrà modificato nel 1875) ed affiancata da una sacrestia “vecchia” che risale al 1584. Il 10 settembre 1687 il Consiglio Comunale deliberò di ampliare la chiesa, affidando il progetto ad un architetto il cui nome, riportate sul Libro degli Ordinati, non risulta leggibile. Dal Capitolato stipulato con i capomastri Lorenzo, Antonio, Giò e Giuseppe Golzio si stabilì di demolire la parte frontale dell’edificio e di elevare due campate nella navata centrale ed altrettanti in quelle laterali, con la raccomandazione di mantenere le linee architettoniche della costruzione preesistente, nonché di utilizzare, per quanto possibile, il materiale di recupero dei muri demoliti. I lavori furono eseguiti entro l’anno successivo e le spese furono sostenute interamente dalla Confraternita. Per il collaudo fu chiamato il capomastro Giò Andrea Casagrande. |
Le cappelle |
---|
Passiamo ora alla descrizione delle 10 cappelle poste nelle navate laterali, in ognuna delle quali c’è un altare commissionato dalla Compagnia a cui essa apparteneva e dove anticamente venivano celebrate le Sante Messe.Cappelle della navata laterale destra (a partire dall’entrata):
Cappelle della navata laterale sinistra (proseguendo dall’altare maggiore in senso antiorario):
|
La facciata |
---|
Passando ora alla parte esterna, meritano particolare importanza la facciata ed il campanile. Nel 1740 si sentì la necessità di completare l’edificio con una facciata rispondente ai gusti scenografici del barocco e venne quindi incaricato del progetto Bernardo Vittone che nel 1730 aveva già operato a Pecetto e nel 1738 a Riva. Il risultato fu un prospetto su due ordini, il secondo dei quali limitato alla parte centrale, corrispondente alla navata principale, interrotti da trabeazioni, cornici, lesene a creare un movimento di linee che riducono e quasi annullano le pareti a muratura piena. Il Vittone disegnò quasi contestualmente alla facciata anche il campanile della chiesa, che ne era priva sin dalle origini, poiché utilizzava le campane della vicina porta del ricetto medievale, ma questo suo progetto non venne immediatamente realizzato. |