Un ricordo di Padre Carlo Avagnina
Padre Carlo Avagnina, un esorcista vissuto tra noi.
Quando la sofferenza supera i confini del razionale e del credibile e il dolore sembra al di là dell’umana sopportazione, c’è bisogno di qualcuno che sappia dare un nome a questo male e una parola di speranza.
Padre Carlo Avagnina del convento domenicano di Chieri era una di queste persone che del ministero della consolazione aveva fatto una missione
Per dirla col linguaggio del mondo, Padre Carlo aveva avuto una vita “in carriera”.
Nato a Mondovì, entrato nel seminario minore domenicano a 11 anni, dopo gli studi nell’Ordine dei Predicatori era presto diventato maestro dei novizi, poi aveva ricoperto via via incarichi più importanti fino a diventare Provinciale dell’Ordine e assistente del Padre Generale; responsabile dei monasteri delle Suore domenicane, predicatore di esercizi spirituali, confessore e guida spirituale… finché alla veneranda età di 80 anni accettò di dare una svolta alla sua vita (non è mai troppo tardi!) accogliendo il mandato del Vescovo di svolgere il ministero esorcistico nella Diocesi di Torino
Padre Carlo evocava così questo momento: “E’ stata la più bella decisione della mia vita: se tornassi indietro farei solo questo”.
Noi collaboratori (così ci chiamava generosamente lui, il termine più corretto è “ausiliari”) abbiamo avuto il privilegio di affiancarlo in quest’opera così difficile e impegnativa, ma così preziosa, scoprendo la ragione di tale affermazione: “Questo ministero mi permette di avvicinare gli ultimi, i sofferenti nello spirito, quelli che pochi vogliono ascoltare e aiutare”.
Già, l’ascolto! Proprio da qui partiva Padre Carlo.
A lui non interessava se ci fosse o meno una presenza demoniaca. La cosa importante era accogliere la persona così com’era, giovane o adulta, di ogni ceto e cultura, per comprendere e accogliere la sua sofferenza.
Spesso già questo sentirsi accolti e creduti era motivo di grande conforto.
Certo, è capitato spesso che Padre Carlo dovesse affrontare lo spirito del male, una volta individuato come causa del disagio.
In questi casi abbiamo visto, oltre che la sua serenità interiore, anche la sua fermezza derivante da una fede incrollabile in Gesù e Maria.
Mai un’ombra di paura nei suoi occhi azzurri, neppure di fronte a minacce e reazioni violente del principe delle tenebre. Nei casi più difficili, congedando la persona vittima di vessazioni anche molto dure, diceva: “Ti metto nelle braccia di Maria, vuoi che il demonio abbia il coraggio di andarti a disturbare lì?”.
Padre Carlo non era di molte parole, molto esigente con se stesso, ma sapeva essere di una grande tenerezza paterna con i bambini e con le persone stremate dalla sofferenza. Allo stesso modo sapeva essere anche duro con chi pretendeva di essere liberato dal male,quasi magicamente, senza impegno personale. “ Io non sono un mago, il mago lo paghi e fa tutto lui, ma poi ti porti a casa il demonio e ne sconti le conseguenze. La vera liberazione dipende da te: io faccio l’esorcismo per stanare il male e farne emergere la vera causa, ma l’ottanta per cento lo fai tu con la preghiera, la frequentazione dei sacramenti e la tua fede.” Insegnava così a spostare l’attenzione dai fenomeni paurosi all’esame della propria situazione spirituale.
Considerava il suo ministero un modo per raggiungere i lontani, coloro che non andavano più in Chiesa perché indifferenti o sfiduciati, ma che ricorrevano a lui come ultima spiaggia, spesso dopo aver frequentato maghi, santoni, operatori dell’occulto, “cisterne vuote”, come li chiamava lui.
I veri “miracoli di guarigione” cui abbiamo assistito con Padre Carlo sono state le conversioni di persone che piano piano hanno compreso che la sofferenza, causata dalla cattiveria umana, era stata permessa da Dio per incontrare di nuovo la fede, magari insieme a tutta la famiglia.
“Prima mi occupavo delle pecorelle che erano già nell’ovile, adesso mi arrivano quelle lontane e disperse”: era questo che Padre Carlo ci ripeteva e gli dava la forza di continuare, anche quando gli acciacchi dell’età avevano fatto capolino da qualche tempo . Allora ci poteva essere qualche tentennamento nel ricordare le vicende delle persone, ma la preghiera era sempre lucida, ispirata, efficace.
Il giorno del 91° compleanno ci ha ribadito di aver chiesto al Signore e alla Madonna, che tanto amava, la grazia di poter lavorare fino all’ultimo per la vigna del Signore: “Tutt’al più un po’ di giorni per la mia purificazione”.
Il Signore l’ha esaudito: anche in ospedale, dove è rimasto per meno di 20 giorni, elargiva benedizioni a chi andava a fargli visita e, non richiesto, con un filo di voce ma ancora con determinazione, in un paio di casi ha fatto una lunga preghiera di liberazione tra lo stupore dei presenti.
Restano i suoi insegnamenti, donati anche attraverso le catechesi che per cinque anni ha tenuto nella chiesa di S.Rocco a Cambiano: insegnamenti che si possono riassumere così:
- La paura non ha motivo di esistere se ci buttiamo interamente nella Misericordia divina;
- Il male mette catene, il bene ridona libertà e dignità.
- Perdonarsi (il passato si risolve solo nella Misericordia di Dio!) e perdonare è la strada della libertà del cuore.
- L’altruismo guarisce le proprie ferite, oltre a lenire quelle altrui: il Bene genera bene!
Il suo saluto finale era sempre:” Che il Signore ti doni tanta fede, pace e gioia”.
E’ così che ha salutato anche noi “collaboratori”, raccomandandoci di continuare ad aiutare i sofferenti nell’anima che gli stavano tanto a cuore.
Dal 17 aprile, mercoledì della settimana santa, i suoi occhi contemplano “la Verità tutta intera”:
“In Paradiso avremo tante sorprese…” diceva. Chissà che bella sorpresa ha avuto lui!
Gli ausiliari di Padre Carlo